aggressività in psicologia

L’aggressività e le sue personalità

Quante volte ci arrabbiamo?

Quante volte vorremo farlo e invece reprimiamo la nostra rabbia?

E la rabbia repressa, non espressa dove va a finire?

Sono molte le situazioni a cui ci esponiamo che possono metterci in difficoltà, scaturendo rabbia e agitazione, ma non sempre questa viene espressa, alle volte è ingoiata e altre ancora è talmente irruenta da sfociare in violenza. 

disturbo antisociale personalità

Nella psicopatologia, quando si pensa alla violenza agita, viene subito in mente il legame tra il Disturbo Antisociale di Personalità e aggressività, in quanto si tratta di persone che hanno uno scarso grado di tolleranza alla frustrazione e tendono ad agire rapidamente, scaricando così la tensione provocata per il raggiungimento del proprio obiettivo.

Se si tratta di persone con una spiccata intelligenza, allora queste saranno anche in grado di pianificare piani strategici che permetteranno all’aggressività di fondo di sfociare in violenza.

Le tendenze antisociali non gli permettono riflessioni morali, e questo fa si che la violenza venga agita per raggiungere i propri scopi, senza considerare minimamente il danno a cui espongono l’altro.

L’empatia, così come l’attività di rappresentazione appaiono scarsi.

In realtà però l’aggressività, si ritrova in tutti i Disturbi di Personalità; può essere considerata come un “fil rouge”, a seconda poi delle caratteristiche specifiche che delimitano i vari disturbi, si avranno livelli di aggressività implosivi o esplosivi.

Nel Disturbo Borderline di Personalità, l’aggressività è, come nell’Antisociale, esplosiva; le spinte impulsive dettano legge, si hanno comportamenti violenti che feriscono se stessi e gli altri.

La mancanza di fiducia, che è alla base di questo disturbo, li porta a vivere continuamente un’altalena emotiva che non permette di strutturare legami saldi; non sopportano né la distanza, né la vicinanza, manca infatti un confine chiaro tra loro e il mondo esterno e questo li porta a tentativi di controllo continui sull’altro.

L’agito sembra la soluzione immediata per non tollerare la frustrazione data da un senso di vuoto cronico, che può far cadere nello stato depressivo.

Le persone sono divise tra buone o cattive e da loro si aspettano un continuo appagamento per i loro bisogni, soprattutto quelli che li perseguitano di più, quelli abbandonici.

Tutt’altra tipologia di rabbia è quella che si ha nel Disturbo Narcisistico di Personalità, si tratta infatti di un’aggressività ragionata, controllata ed implosiva. I comportamenti esterni si presentano come maggiormente stabili; anzi la persona si presenta con un’immagine di sé grandiosa, che si nutre dell’approvazione degli altri, continuamente alla ricerca di relazioni che possono confermare la sua potenza/onnipotenza.

All’interno, in realtà la mancanza di coesione tra ciò in cui si identificano e ciò che sono, li porta ad implosioni di rabbia acuta. Hanno un sistema difensivo molto forte e ben sviluppato che li rende insensibili ai sentimenti o esigenze dell’altro; non valutano le conseguenze delle loro azioni, tutto ciò che è degno di nota e rientra nel loro interesse è l’immediato soddisfacimento delle loro richieste, vista la scarsità del controllo  impulsivo che hanno. Il loro essere manipolativi, li porta all’inganno, appaiono sensibili e comprensivi solo nella fase della conquista, ma l’obiettivo rimane sempre quello di dominare l’altro, per questo sono perversi nella relazione.

Qual è l’origine della rabbia?

bambino e rabbia

L’aggressività è già presente nel nostro primo anno di vita, in cui è espressa ovviamente soprattutto da reazioni somatiche, quali il pianto, il rifiuto del cibo, le problematiche ad addormentarsi etc.; queste reazioni segnalano le nostre difficoltà ad adattarci al nuovo ambiente extra uterino nel quale veniamo immessi dopo il parto. Anche se scomode per i genitori, per il bambino queste reazioni sono essenziali per iniziare a costruire la propria soggettività. Sta all’adulto, aiutarlo a legare, con le sue cure e attenzioni ciò che il bambino esprime a livello sensoriale con il proprio mentale.

Questo aiuta fin dalle prime esperienze a integrare le nostre esigenze con lo sviluppo di nuove facoltà per adattarci all’ambiente.

Quanto incidono i legami sullo sviluppo di una “sana” aggressività?

I legami primari sono essenziali per permettere all’individuo di poter sviluppare ciò che serve assicurarsi un buon adattamento di vita.

Nella Patologia Antisociale, è possibile che i legami primari si sviluppino tramite la violenza.

Se l’aggressività a cui sono stati esposti fin da piccoli non viene elaborata, probabilmente queste persone sceglieranno la violenza come mezzo di espressione per esprimersi; il confronto sarà per loro minaccioso, perché li porterebbe alla vicinanza con l’altro e quindi ad una probabile dipendenza, che per loro avrà il sapore amaro di deprivazioni subite.

Nei legami primari della Patologia Borderline, sarà presente soprattutto instabilità, insicurezza e strappi violenti che hanno procurato ferite tali da far vivere la persona in un’angoscia abbandonica, che può porta a strutturare relazioni possessive con l’altro. Una volta ottenute però, visto il rischio dell’abbandono a cui li espone il legame con l’altro, cercheranno di distruggerle per poi tentare di  ricrearle nuovamente.

Il legame primario nella Patologia Narcisistica è un legame carente di empatia, il bambino non è preso in considerazione nei suoi bisogni ma bensì ha la funzione di sostenere le richieste dei genitori. Il figlio viene riconosciuto solo quando rispecchia i desideri e le aspettative genitoriali. I legami di dipendenza li fanno sentire costretti e frustrati e vengono evitati ancora più facilmente dalla mancanza di esperienza di sostegno reciproco non sperimentata. Vedranno le relazioni solo per fini oggettuali, l’altro verrà percepito come un oggetto e non come una persona.

I Disturbi di Personalità, per esser considerati tali, devono presentare determinate caratteristiche riscontrate nella persona, ma queste sono considerate in un’ottica di continuum. Difficile non possedere nessuna caratteristica di queste, anche nel soggetto considerato “sano”.

L’aggressività, al di là della patologia, è qualcosa che sicuramente è presente nelle nostre vite; nasce e si sviluppa con noi, ci appartiene fin dalla nascita.

Vista la considerazione negativa di quest’emozione, verrebbe spontaneo chiedersi come liberarsene, ma forse prima dovremo domandarci se il vero problema riguarda avere dentro di noi un livello di aggressività, implosiva o esplosiva che sia, oppure se abbiamo sviluppato un buon livello di integrazione che ci permette di adoperare l’aggressività per sopportare/supportare il cambiamento.

Se è vero che la vita è essa stessa cambiamento, forse l’aggressività, non è solo una caratteristica negativa, ma bensì una caratteristica che ci appartiene anche per un fine adattativo.

Sta a noi capire come usarla o come imparare di nuovo ad usarla.

Credo fermamente che questa infatti, nella sua valenza positiva possa essere indice di forza, ma credo altrettanto che la vera forza non debba esser sinonimo di lesività né propria né altrui.

Possediamo molti strumenti, la nostra aggressività è uno di questi, ed imparare ad usarla e gestirla è una missione a portata di mano.

In qualunque contesto siamo cresciuti, qualunque esempio abbiamo ricevuto, deve esser considerato solo un punto di partenza, alle volte più scomodo e ingombrante di altri ma è solo un punto di partenza. Vivere è un processo, lungo, imprevedibile, doloroso, creativo, gioioso; di sicuro però in questo processo, ogni cosa può esser riparata e compensata.

Se la vita è un cambiamento continuo, allora noi stessi siamo il cambiamento, l’aggressività può aiutare o delimitare tutto questo.

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