coppia: il mito

Nella coppia, un mito è per sempre?

I miti nella coppia sono una manna!

Permettono di sognare.. quindi apparentemente non sono un problema!

In realtà non lo sarebbero, se solo fosse facile lasciarli andare.

Per mito di coppia si intende una credenza o un ideale che abbiamo inconsciamente ereditato dal contesto culturale da dove proveniamo e dalla nostra famiglia d’origine, che ci ha permesso di farci un’idea di che cosa vorremmo portare con noi nella costruzione di una nuova famiglia.

La coppia è il fulcro di ogni nuova famiglia ed anche quando il rapporto inizia senza pensieri, né particolari propositi, nel momento in cui iniziamo a sentire un trascinamento autentico verso l’altro, si innesca un processo mentale che accompagnato dal sentimento provato ci spinge all’investimento sull’altro.

Il mito accompagna e guida tutto questo, ma quanto lo influenza e quanto ci fa rimanere ancorati ad un’idea?

In ogni relazione, c’è una componente “mitica”, è qualcosa di affascinante perché ci permette di far viaggiare la mente, rendendo tutto magico. Quando siamo davanti allo stereotipo del nostro mito ci sentiamo speciali, come se avessimo finalmente ottenuto il regalo più bello desiderato da bambini!

Ci emoziona fino a tal punto da sentirci disposti a qualunque cosa, finalmente certi di essere al sicuro.

In effetti il mito (dal greco, “racconto”) è confortante, perché ha come intento quello di dare risposte a domande fondamentali per l’umanità.

Attraverso di esso si riesce a capire come una società si rappresenta, nei suoi valori, nelle sue credenze nei suoi bisogni.

Nella storia antica, gli esempi di coppie mitologiche più rappresentative hanno come protagonisti Filemone e Bauci, Piramo e Tisbe, Amore e Psiche.

I primi, sono una coppia di coniugi anziani che vivevano in una piccola capanna, senza pretese ma felici della loro unione; quando due divinità, Zeus ed Ermes, scesero sulla terra per vedere come vivevano gli uomini incontrarono i due coniugi Filemone e Bauci che furono gli unici ad accoglierli ed offrirgli il poco che possedevano.

Le divinità rimasero così stupite che decisero di ricompensarli trasformando la loro umile capanna in un tempio di cui loro dovevano essere i custodi. La coppia chiese loro un altro desiderio, cioè quello di rimanere uniti anche dopo la morte, e fu così che non solo morirono insieme ma subito dopo vennero trasformati in una quercia e in un tiglio, così da rimanere uniti per sempre grazie ai loro rami intrecciati.

Piramo e Tisbe, sono una coppia che ricorda molto la tragedia di William Shakespear, Romeo e Giulietta, i due si amano ma le loro famiglie contrastano questo amore proibendo ad entrambi di incontrarsi e stare insieme. Loro ovviamente disobbediscono ai genitori cercando svariati modi per comunicare.

Un giorno, decisero di essere Più audaci fissando un appuntamento vicino ad un albero di gelso per incontrarsi, caso vuole che questo incontro li porterà entrambi alla morte, prima Piramo credendo morta la sua amata e successivamente Tisbe vedendo l’altro accasciato a terra privo di vita, si trafisse con la stessa spada, sperando di potersi riunire con il suo amato almeno dopo la morte, in modo da rendere la loro storia immortale.

Il terzo mito, narra la storia d’amore tra una divinità, Amore, e la figlia di un re, Psiche. Afrodite è la madre di Amore e invidiosa della bellezza di Psiche gli ordina di darla in sposa ad un uomo privo di bellezza e garbo, lui rifiuta perché innamorato della ragazza.

Va a trovarla tutti i giorni chiedendole di non voltarsi mai, Psiche non resiste e quando si volta fa fuggire via Amore deluso, segnando così la fine dei loro incontri amorosi. Disperata la ragazza si rivolge ad Afrodite per rivedere il suo amato e la dea la mette alla prova con le sfide più impossibili, ma la ragazza trova il modo di superarle tutte, fino all’ultima che, sempre per debolezza e curiosità la porta a non obbedire all’ordine. Apre una boccetta presa da Persefone, dea degli inferi, che contiene un unguento di bellezza e quando lo fa, cade in un sonno profondo ma Amore la stava cercando e carezzandola con le sue ali, riesce a risvegliarla e quindi a salvarla.

I due convogliano a nozze e dal loro amore nascerà anche una figlia, Voluttà.

Questi miti rappresentano esempi molto chiari su quali basi poggia la nostra società nella rappresentazione della coppia.

Nel primo mito ciò che si evince è “Staremo insieme per sempre, saremo una cosa sola”; penso a tutte le persone che hanno avuto un simile esempio in casa di fedeltà, lealtà reciproca dei coniugi e a come possano essersi sentiti esclusi come figli da questa unione, soli.

I vissuti di solitudine si riflettono in ogni relazione che incontrano con altri partners e questo li allontana sempre più da questo ideale genitoriale.

Nel secondo si può estrapolare la difficoltà a superare ciò che viene avvertito come un tradimento rispetto a ciò che la nostra famiglia si aspetta da noi, se siamo stati bravi figli di altrettanti bravi genitori, uscire da queste aspettative, senza subirne il peso non è certo facile.

Ci si può sentire incastrati in qualcosa di impossibile che solo soluzioni estreme possono risolvere, come se questo mito dicesse “il nostro amore vivrà a qualunque costo, niente potrà separarci nemmeno la morte”.

Nel terzo mito, Psiche rappresenta l’animo umano, fatta di debolezze e virtù, e il loro abbraccio scolpito nel marmo da Canova rappresenta la felicità eterna.

Come dire “Non importa quali prove dovremmo affrontare, tu mi salverai, il nostro amore mi salverà”.

Ma, l’amore salva?

Nella nostra storia evidentemente si!

Non mi lamento della nostra storia, anzi sono entusiasta di averne una, solo non vorrei attribuire tutto questo potere a qualcosa che apparentemente “ci salva” ma in realtà ci imprigiona.

I miti sociali derivano dalla cultura a cui apparteniamo che modula a sua volta altri miti, quelli su di sé, quelli sull’altro e ovviamente quelli sulla relazione.

Se i miti su di sé sono negativi (ad esempio, vertono sul tema dell’abbandono “prima o poi lo so, verrò abbandonato”) , creano una visione del tutto fuorviante di ciò che viviamo con l’altro, che ci fa stare tesi e guardinghi in attesa dell’inevitabile dolore di perdita che ci aspetta.

I miti sull’altro possono emergere dai vissuti con i propri genitori, in special modo quello di sesso opposto, e dalla relazione che lega i coniugi stessi.

Quelli sulla relazione invece, molto spesso mantengono tutte le caratteristiche percepite positive con il genitore di sesso opposto ma cercano di colmare vuoti e mancanze che vengono attribuite con il genitore del solito sesso.

Il rischio che i miti diventino qualcosa che anziché far crescere, blocca in una dimensione poco realistica è alto.

Prenderne spunto per sognare, può aiutarci a capire che cosa desideriamo ma se non elaboriamo queste credenze, anziché vivere ispirati e realizzati, finiamo per esser imprigionati in qualcosa che forse neanche ci appartiene fino in fondo.

Come può qualcosa che non fa per noi, renderci felici?

facebooktwittergoogle_pluslinkedin

Lascia un commento